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Il destino di una ballerina:Imperatrice del Sacro Romano Impero d’Oriente. Teodora.

Teodora, Ravenna. Il bellissimo mosaico che la ritrae.Di lei e della sua infanzia si hanno poche notizie, ma fortunatamente si sa abbastanza per poter farsi un’idea della base dalla quale Teodora sviluppò la sua maturità di donna, la sua ambizione, la sua tela dentro la quale molti caddero.
Nata nel 505 d.C., poco dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e quindi oseremmo dire, nei primissimi anni del Medioevo, Teodora era di umili origini. Apparteneva ancora però molto al mondo romano per poter essere definita come una delle prime imperatrici bizantine medievali. Alcune fonti sostengono che fosse orfana di madre e che fosse stata cresciuta, insieme alle sorelle, dal padre Acacio, un guardiano di orsi.
Un autore però, Procopio di Cesarea [1], attribuisce invece a Teodora l’essere orfana di padre e non di madre, sarebbe infatti stata la madre, in quanto attrice di teatro e ballerina, ad avviare le figlie alla carriera appunto di attrici e ballerine e danzatrici. La famiglia di Teodora faceva parte di una fazione, quella dei verdi [2], contro quella degli azzurri [3], e una delle occasioni per Teodora di mostrarsi, anche se ancora bambina, fu proprio una della gare ippiche all’Ippodromo. Sembra però che il legame con la propria fazione, ossia quella dei verdi, la madre di Teodora l’avesse avuto solo per un certo tempo, infatti, quando si risposò, sarebbe passata al partito opposto [4].
La madre di Teodora avrebbe rappresentato infatti quello che era il ruolo di un’insegnante indirettamente nell’iniziazione adolescenziale delle figlie, nella loro educazione che certo gli storici moderni non definiscono proprio come il modello dell’educazione perfetta per una ragazzina. Va anche considerato che all’epoca non si diventava adolescenti a 11 anni, come oggi, o comunque con l’avvento dello sviluppo sessuale dell’individuo, ma molto prima, almeno due anni prima, quindi possiamo dire che l’iniziazione di Teodora e delle sue sorelle sarebbe avvenuta proprio alla fine dell’infanzia. Le fonti non sono chiare su alcune cose riguardanti la famiglia di Teodora, sono molto confuse anche perché non si capisce se la madre si fosse separata e poi risposata o se fosse rimasta vedova e poi si fosse risposata passando anche da un partito ad un altro. Le più tendono ad attribuire alla madre di Teodora la vedovanza e quindi morto il primo marito, sarebbe passata con un secondo matrimonio a quell’altro. La madre di Teodora, sposandosi sperava che anche al secondo marito fosse dato il ruolo di guardiano degli orsi, ma così non fu. Morto Acacio, il partito dei Verdi scelse un’altra persona e così la famiglia di Teodora si trovò all’improvviso nell’estrema povertà. Secondo le leggi romane il ruolo di guardiano degli orsi sarebbe dovuto passare di padre in figlio e quindi dopo Acacio sarebbe dovuta venire Teodora o una delle sue sorelle, ma con il secondo matrimonio, il ruolo sarebbe invece passato al secondo marito.
Testa di marmo rappresentante la nobildonna Licinia Eudoxia, ma a lungo ritenuta la raffigurazione plastica del volto di Teodora, per via delle somiglianze con i mosaici di Ravenna.Senza un soldo, senza niente, la famiglia di Teodora è allo sbaraglio, vani furono i tentativi di smuovere l’impresario della pantomima dei Verdi per assegnare il suolo al secondo marito di Teodora, che per altro era stato corrotto da un membro del partito avverso per scegliere un’altra persona. Fu proprio presso gli avversari che la madre di Teodora ritrovò la fortuna, il gradino per risalire e fu infatti presso il Partito degli Azzurri che il secondo marito trovò lavoro, diciamo, come guardiano degli orsi, essendo decaduto anche qui il ruolo [5].
Facendo parte del popolo ed essendo figlia anche di una ballerina e attrice di circo, Teodora vide la sua adolescenza, al servizio delle famiglie nobili del partito Azzurro, che pur offrendole protezione al tempo stesso la tenevano come serva anche perché era essa di umili origini. Non si sa con esattezza ma sembra che per alcuni anni Teodora abbia prestato servizio anche come sguattera presso queste famiglie patrizie della sua fazione subendo le umiliazioni peggiori e sarebbe stato proprio qui che avrebbe allora sfruttato gli insegnamenti della madre e avrebbe cominciato anche lei a danzare e partecipare ai festini osceni dei romani che quasi sempre si trasformavano in vere e proprie orge.
È infatti qui che Procopio le rimprovera la dissolutezza sfrenata, considerata anche la giovane età.
“All'epoca Teodora non era affatto matura per andare a letto con uomini, né ad unirsi a loro come una donna; si dava invece a sconci accoppiamenti da maschio, con certi disgraziati, schiavi per di più, che seguendo i padroni a teatro, in quell'abominio trovavano sollievo al loro incomodo – e anche nel lupanare dedicava parecchio tempo a quest'impiego contro natura del suo corpo. Non appena giunse all'adolescenza e fu matura, entrò nel novero delle attrici e divenne subito cortigiana, del tipo che gli antichi chiamavano ‘la truppa’. Non sapeva suonare flauto né arpa, né mai s'era provata nella danza; a chi capitava, ella poteva offrire solo la sua bellezza, prodigandosi con l'intero suo corpo.
[...] Spesso giungeva a presentarsi a pranzo con dieci giovanotti, o anche di più, tutti nel pieno delle forze e dediti al mestiere del sesso; trascorreva l'intera notte a letto con tutti i commensali, e quando erano giunti tutti allo stremo, quella passava ai loro servitori, che potevano essere una trentina; s'accoppiava con ciascuno di loro, ma neppure così riusciva a soddisfare la sua lussuria. »
(Procopio, Storia segreta, IX (trad. it. in Procopio, Storie Segrete, a cura di F. Conca e P. Cesaretti, Milano 1996))
Da questi passi di Procopio sembrerebbe che all’inizio Teodora improvvisasse anche come danzatrice, in ogni gesto e in ogni movimento, era più una cortigiana che improvvisava una ballerina che non una ballerina che era divenuta anche cortigiana. Non va dimenticato che la cortigiana all’epoca dei romani era tenuta in considerazione ma era anche vista alla pari di una prostituta, quest’idea sarà poi ripresa nel Rinascimento, quando le cortigiane però saranno anche protette nelle corti dal momento nella maggior parte dei casi divenivano le amanti di importanti personaggi della politica e della nobiltà.
Non si sa per certo, ma sembra che all’inizio della sua vita dissoluta e sfrenata, il vero esempio per Teodora non fu la madre ma la sorella maggiore Comitò o Comite che era più grande e aveva già esperienza proprio come cortigiana.
Ad un tratto però sembra che Teodora si fosse stancata di essere una serva e cominciò a guardarsi intorno cercando un partito da poter abbindolare e lo trovò.
L'imperatrice Teodora, rappresentata su un quadro di Benjamin-Constant, Jean-Joseph, nel XIX secolo.Si chiamava Elebolo ed era un ricchissimo mercante di Costantinopoli, dopo averlo sedotto, fuggì andando con lui divenendo la sua amante. Nella casa di Ebolo la vita di Teodora cambiò radicalmente, era una padrona e si faceva servire, passava ore ed ore immersa di ogni lusso e ricchezza, all’epoca aveva all’incirca sedici anni e pur non avendo nessuna istruzione alle spalle aveva solo la sua bellezza dal offrire e il suo corpo e per sé stessa aveva una grande furbizia ed una sfrenata ambizione al proprio servizio. Teodora viene anche descritta come una donna che malgrado le umili origini, aveva appunto una bellezza in equiparabile, una furbizia e un’intelligenza notevoli e che non esitò mai ad usarle, poiché aveva imparato negli anni di servizio una durissima lezione che divenne però la sua pedina vincente: fare i propri interessi ad ogni costo. La vita lussuosa che conduceva a casa di Elebolo però la stancò presto, la sua ambizione lì si era sfamata abbastanza, ci voleva qualcosa di più e così in cambio di favori sessuali corruppe il capo di una carovana di beduini e fuggì con lui, diretta verso Alessandria d’Egitto e portò con sé la figlia avuta da Elebolo.
Giunta ad Alessandria, sfinita, Teodora inscenò con alcuni frati cristiani il ruolo della ragazza pura, sedotta e abbandonata pur di avere in cambio gratuitamente vitto ed alloggio, nell’attesa di trovare una nuova soluzione per salire ulteriormente a livello sociale. Con quegli stessi frati sarebbe poi tornata a Costantinopoli dove la situazione politica sembrava attendere solo lei. a quel tempo era imperatore Giustino, che però sarebbe morto qualche tempo dopo designando come suo erede il nipote quarantenne Giustiniano. Ecco il lasciapassare per il potere. Teodora sfruttò ogni astuzia per farsi notare dal quarantenne Giustiniano, un uomo bello e colto, oltre che di potere che certo non fu immune al fascino della nonna e ne fece prima la sua amante poi la elevò al grado di patrizia sebbene le leggi romane non lo consentissero, poiché Teodora era anche un ex ballerina ed infine la sposò. Morto Giustino, Teodora in quanto moglie di Giustiniano divenne imperatrice del Sacro Romano Impero d’Oriente. Un notevole salto di qualità considerando tutto quello che aveva passato da bambina e tutto quello che aveva fatto da adolescente e donna.
Complice di Teodora fu anche la fortuna, tanto fu fortunata che gli ostacoli non furono difficili da rimuovere e una volta imperatrice sembra che fu molto influente sul marito tanto che i due costituivano una vera e propria diarchia.
Un altro problema che Teodora però dovette affrontare una volta sul trono imperiale fu quella nota come questione monofisita.
Si può considerare sicura l'adesione di Teodora alla corrente Monofisita. Ella si convertiva dopo una sua permanenza ad Alessandria, nel corso iniziale della sua vita da attrice ed avventuriera, partita dalla capitale per quest'altra grande città dell'Impero. Ad Alessandria Teodora, durante la sua fuga, aveva conosciuto il vescovo Timoteo, aderente al Monofisismo [6]. L'incontro con il vescovo è riferito anche da un testo egiziano della fine del secolo successivo agli avvenimenti. Il patriarca Timoteo III (517-535) esercitò un profondo ascendente su di lei, che ebbe una crisi mistica e si convertì alla sua corrente. Timoteo era il maggior difensore di questa idea, che aveva fatto di Alessandria una sua roccaforte, nella quale aveva ospitato l'esule patriarca Severo di Antiochia, allontanato dalla capitale al momento della svolta intollerante di Giustino. Da qui Teodora avrebbe abbandonato la precedente vita, intraprendendo un altro cammino che l'avrebbe portata ad essere la moglie dell'imperatore. Grazie alla sua forte personalità avrebbe saputo conquistare Giustiniano, vincendo l'ostracismo posto contro di lei da Eufemia (moglie di Giustino), e superare anche l'ostacolo del differente credo (Giustiniano era cristiano cattolico).
Al dissidio religioso corrispondevano le tendenze separatiste delle province orientali, che già dal secolo precedente si erano manifestate nella usuale forma del dissenso religioso rispetto all'ortodossia, allora trovando comprensione in Zenone. Quell'imperatore promulgando l'"Henoticon" arrivava al compromesso coi monofisiti, benché a prezzo dalla parte opposta dello scisma con Roma.
Giustiniano per la sua grandissima ambizione intendeva invece divenire un nuovo Costantino, capo dell'Impero e della Chiesa, e per questo motivo affiancò la sua riconquista dell'Occidente alla repressione della parte orientale e siriaca, benché questa azione a lunga scadenza permettesse nel secolo successivo il cedimento all'Islam. Se le province monofisite orientali erano la parte più viva dell'Impero, una riconciliazione con l'Occidente comportava un atteggiamento antimonofisita, il che riapriva l'antico contrasto tra Egitto e Siria da una parte e Bisanzio dall'altra, rinfocolando i sopiti separatismi copto-siriaci.
La complementarietà della coppia Giustiniano-Teodora emerse nel ruolo svolto dall'imperatrice con la protezione data alla parte che avrebbe dovuto essere repressa, e grazie a questa sua azione si poté mantenere l'unità imperiale. Teodora era di fede monofisita, ed in questo campo si mostrò più realistica del marito, del quale modificò la politica con esiti favorevoli per l'Oriente, al prezzo di un'ulteriore incomprensione da parte della Chiesa dell'Occidente. Sfruttando la sua influenza sul marito Giustiniano I, Tedora, fece si che all'interno dell'Impero si instaurasse un clima di convivenza tra gli ortodossi, detti anche difisiti, e i monofisiti. Un esempio lampante è la promulgazione dell'editto dei Tre Capitoli [7] che aveva l'obbiettivo di acquietare le dispute religiose accettando interpretazioni a proposito della natura di Cristo da ambo le parti. Tuttavia questo editto si tradusse nell'omonimo scisma dei Tre Capitoli che riaprì la contesa religiosa. Teodora proteggeva i Monofisiti, li nascondeva all'occorrenza, bloccava i procedimenti giudiziari a loro carico. La sua azione accontentava qui i ceti che si potrebbero assimilare ad una classe borghese all'interno dell'Impero, mentre il marito accontentava quelli aristocratici. La loro divenne in pratica una politica bifronte svolta dai due vertici al potere, capace di bilanciare le due forze sociali vitali dell'impero. Giustiniano ne ricavava il beneficio di non farsi catturare da alcuno dei ceti in lizza, potendoli dominare entrambi, e in un paese stanco di violenze e lotte sociali, terrorizzato dalle pressioni di barbari e Persiani, mostrò di essere l'uomo giusto, come testimonia Pietro Patrizio, trattatista politico dell'epoca. Il contributo di Teodora in questa politica si evidenzia dal momento della sua morte, quando il consorte rimase solo, ed in effetti la sua capacità politica si ritrovò dimezzata nei suoi ultimi anni.
Teodora morì di malattia nel 548 (divorata dal cancro dice Procopio) e si dice che la sua morte fosse stata presagita dallo spezzarsi di una colonna.


Di Teodora non si ha che un solo ritratto che è a Ravenna ed è la sola fonte che ci da indicazioni sul suo reale aspetto. Si tratta di un mosaico che si trova all'interno della basilica di San Vitale a Ravenna. Altri ritratti che dovevano esistere a Costantinopoli, ma vennero sistematicamente cancellati durante il periodo dell'iconoclastia (VII secolo). Non esistono quadri rinascimentali che ritraggono l'Imperatrice in quanto in quell'epoca essa era sconosciuta. Gli Anekdota di Procopio di Cesarea che ci tramandano della sua figura e della sua opera furono pubblicati solo nel Seicento.

L'imperatrice Teodora e la sua corte, basilica di San Vitale, Ravenna, VI secolo.
Ingrandimento del dettaglio, Teodora e il costume femmilile bizantino del V-VI sec d.C.

Libri su Teodora

Teodora. Ascesa di un'imperatrice

di Cesaretti Paolo
Mondadori ed, 2003 - 340 pp.

 

 

 

 

 

Ravenna. Ediz. italiana e inglese

di Levoni Gianfranco
Edizioni Artestampa, 2008 - 168 pp.
Per chi desidera scoprire Ravenna, i suoi monumenti e la sua storia.









Carte segreteCarte segrete

di Procopio di Cesarea
Garzanti Libri ed, 2008, 159 pp.
La vita di Teodora secondo lo storico Procopio.












Giustiniano

di Meier Mischa
Il Mulino d, 2007 - 139 pp.
Per chi desidera approfondire l’argomento del periodo del potere di Teodora come imperatrice, per capire bene quale fu il suo vero potere anche sull’imperatore.












  • Teodora. Imperatrice di Bisanzio

di Fèvre Francis - Rusconi Libri - 1985

  • Teodora di Bisanzio

di Lamb Harold - Dall'Oglio - 1964

  • Lo storico e la sua vittima. Teodora e Procopio

Beck Hans G. - Laterza ed - 1988

  • Il cammino dell'imperatrice

di Palombini Augusto - Limina - 2004

La guerra gotica

di Procopio di Cesarea - Garzanti Libri – 2005
Per chi desidera scoprire il ruolo di Teodora nella politica e anche nelle arti belliche. Il lato guerriero di una donna che lascia ancora oggi il segno del suo fascino in ogni pagina dei libri che parlano di lei e della sua storia.












I bizantini in Italia

di Ravegnani Giorgio
Il Mulino ed, 2004 - 240 pp.
Per chi desidera riscoprire la storia dei Bizantini in Italia e seguire le tracce lasciate da essi, specie nell’arte e nell’architettura.






 

 

  • Storia inedita

di Procopio di Cesarea - Rusconi Libri – 1977

 

Note

[1] Procopio di Cesarea, Procopio di Cesarea (greco: Προκόπιος ο Καισαρεύς; Cesarea, ca. 500 – Costantinopoli, ca. 565) è stato uno storico bizantino. Durante il regno di Giustiniano I (527-565), fu consigliere e segretario di Belisario, con il quale prese parte alle campagne persiane ed africane, e prefetto di Costantinopoli nel 562. Le sue opere, scritte in greco, raccontano il periodo dell'imperatore bizantino Giustiniano I, le sue guerre contro i Vandali, i Persiani e gli Ostrogoti d'Italia (Guerra gotica), la cronaca della vita politica alla corte di Costantinopoli e le descrizioni delle opere edilizie effettuate da Giustiniano. Storico militare e politico, la sua ottica e la sua tecnica storiografica risulta di matrice fondamentalmente pagana, utilizzando i modelli greci e latini (Erodoto, Tucidide, Livio, Tacito) che la storiografia cristiana-europea riscoprirà solo nel Quattro e Cinquecento con gli umanisti.

[2] Quella dei Verdi fu una della principali fazioni in cui si dividevano i tifosi delle scuderie che partecipavano alle corse con i carri in epoca romana e bizantina. Le fazioni ippiche romane e bizantine, si suddividevano in quattro principali gruppi: rossi, bianchi (i primi e più antichi rispettivamente consacrati ad estate ed inverno), verdi e blu (o azzurri) i più noti in seguito poiché a lungo sopravvissuti e menzionati nelle cronache d'epoca bizantina. In accordo con le fazioni, le vesti degli aurighi erano cromaticamente in tono. In epoca bizantina le translitterazioni delle squadre erano: blu (Vénetoi), Verdi (Prásinoi), Bianchi (Leukoí), Rossi (Roúsioi). I Verdi sembra rappresentassero gli interessi della borghesia cittadina e commerciale, politicamente avevano l'audacia di rivendicare i diritti dinastici dei nipoti del vecchio imperatore Anastasio e sul piano religioso tendevano all'eresia monofisita almeno in epoca giustiniana.Gli Azzurri erano invece portavoci dei latifondisti e dell'economia terriera, professavano il cattolicesimo ortodosso ed erano spudoratamente appoggiati dall'imperatore. Erano stati i Verdi a dare il via alla sommossa nell'ippodromo, nella Rivolta di Nika. La pesante repressione ebbe il risultato che anche gli Azzurri si riunirono alla rivolta che diventò protesta contro le nuove leggi fiscali e dilagò l'odio verso i responsabili.

[3] Quella degli Azzurri fu una della principali fazioni in cui si dividevano i tifosi delle scuderie che partecipavano alle corse con i carri in epoca romana e bizantina. Le fazioni ippiche romane e bizantine, si suddividevano in quattro principali gruppi: rossi, bianchi (i primi e più antichi rispettivamente consacrati ad estate ed inverno), verdi e blu (o azzurri) i più noti in seguito poiché a lungo sopravvissuti e menzionati nelle cronache d'epoca bizantina. In accordo con le fazioni, le vesti degli aurighi erano cromaticamente in tono. In epoca bizantina le translitterazioni delle squadre erano: blu (Vénetoi), Verdi (Prásinoi), Bianchi (Leukoí), Rossi (Roúsioi). Gli azzurri sembra rappresentassero gli interessi della popolazione rurale prevalente, delle classi meno agiate, nonché porta voci dei latifondisti e dell'economia terriera; professavano il cattolicesimo ortodosso ed erano appoggiati dall'imperatore, almeno in epoca giustiniana. Sebbene fossero stati i Verdi a dare il via alla sommossa nell'ippodromo, nella Rivolta di Nika. La pesante repressione ebbe il risultato che anche gli Azzurri si riunirono alla rivolta che diventò protesta contro le nuove leggi fiscali e fece dilagare l'odio verso il potere imperiale.

[4] Le fonti sull’infanzia di Teodora non sono molto sicure, tra le altre cose Procopio era di famiglia senatoriale e come mentalità e ideologia politica era per l’aristocrazia e non era molto favorevole invece al popolo dal quale Teodora proveniva. In molte opere egli la declina parlandone male e definendola alla pari e forse anche peggio di una prostituta.

[5] Il padre, Acacio, era guardiano degli orsi grazie a questo legame, che in teoria sarebbe dovuto essere tramandato di padre in figlio. La professione della madre, poi ripresa da giovinetta da Teodora, era quella di danzatrice ed attrice, ruoli che implicavano d'uso corrente all'epoca anche l'impegno in spettacoli osceni. Alla morte del padre la madre si risposava, sperando che la fazione dei verdi cui era legata passasse al secondo marito il mestiere del primo. Ma l'impresario della danza pantomima, il coreografo dei Verdi Acacio, corrotto da un concorrente, rimosse la famiglia di Teodora dalla carica che diede ad altri. Le donne della famiglia di Teodora, ridotte per questo motivo all'estrema povertà, protestarono presso i Verdi, che le ignorarono. Procopio riferisce che la madre portasse le figlie vestite da supplici, con ghirlande sul capo e in mano, a sedersi nel Circo quando questo era pieno. I Verdi non le presero neppure in considerazione, ed esse si rivolsero alla fazione opposta, quella degli Azzurri, che invece venne loro incontro. L'incarico di guardiano degli orsi era ripartito tra due persone, una per fazione, ed essendo nel frattempo deceduto anche quello degli Azzurri, la carica fu concessa al patrigno di Teodora da costoro. Da quel momento divennero fedeli di questa fazione avversa.

[6] Il termine monofisismo indica, nella storiografia occidentale e nella teologia cattolica, una serie di dottrine cristologiche della chiesa copta e della chiesa armena, sorte attorno alla teologia di Eutiche, e condannate come eretiche rispetto alle dottrine cattoliche ortodosse dal concilio di Calcedonia. Eutiche negava l'attribuzione a Cristo della natura umana, sostenendo che egli avesse solo quella divina: secondo la sua dottrina la natura umana di Gesù era assorbita da quella divina.

[7] Editto dei Tre Capitoli. Con scisma tricapitolino (o Scisma dei Tre Capitoli, in greco trîa kephálaia) si indica una divisione all’interno della Chiesa avvenuta tra i secoli VI e VIII, causata da un folto gruppo di vescovi per lo più occidentali che interruppero le relazioni con gli altri vescovi e con il papa. L’imperatore Giustiniano I di Bisanzio, per salvaguardare l'unità dell'impero romano d'Oriente nel suo disegno di restaurazione del potere romano, cercò di ingraziarsi gli eretici monofisiti (numerosi e con molti agganci politici, compresa l'imperatrice Teodora, alla corte di Costantinopoli). I Monofisiti rifiutavano di riconoscere autorità dogmatica al concilio di Calcedonia (451), ma l'imperatore, poiché non avrebbe potuto rigettare un concilio ecumenico già celebrato un secolo prima e riconosciuto da gran parte delle Chiese, decise di condannare alcuni teologi del passato, che a Calcedonia avevano goduto di grande autorevolezza.

Bibliografia

  • Azzurri (fazione ippica) – Wikipedia (ITA)

  • Verdi (Fazione ippica) – Wikipedia (ITA)

  • Teodora – Wikipedia (ITA)

  • Procopio di Cesarea – Wikipedia (ITA)

  • Monofisismo – Wikipedia (ITA)

  • Editto dei Tre Capitoli – Wikipedia (ITA)

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