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San Francesco d'Assisi

San Francesco d'Assisi (nato come Giovanni di Pietro Bernardone; Assisi, 1181 o 1182 – Assisi, 3 ottobre 1226) è stato un religioso italiano.

Fondatore dell'ordine mendicante che da lui poi prese il nome, è venerato come santo dalla Chiesa cattolica. Il 4 ottobre ne viene celebrata la memoria liturgica in tutta la Chiesa cattolica (festa in Italia; solennità per la Famiglia francescana). È stato proclamato patrono d'Italia da papa Pio XII nel 1939.

« Altissimu, onnipotente, bon Signore
tue so' le laudi, la gloria, l'honore et onne benedictione »

(Cantico delle Creature)

Conosciuto anche come "il poverello d'Assisi", la sua tomba è meta di pellegrinaggio per decine di migliaia di devoti ogni anno. La città di Assisi, a motivo del suo illustre cittadino, è stata assunta a simbolo di pace, soprattutto dopo aver ospitato i due grandi incontri tra gli esponenti delle maggiori religioni del mondo, promossi da Giovanni Paolo II nel 1986 e nel 2002.

Oltre all'opera spirituale, Francesco, grazie al Cantico delle Creature, è riconosciuto come l'iniziatore della tradizione letteraria italiana.

Biografia

Francesco d'Assisi e la sua vita sono state continuamente oggetto di interesse, ispirazione, imitazione, studio, confronto. Questo ha fatto sì che la narrazione biografica della sua vita sia stata connotata — fin dalle prime espressioni all'indomani della sua morte — da una grande varietà di significati e intenzioni, che inevitabilmente hanno indirizzato e influenzato la redazione della sua Vita.

Nel XVI secolo con fra Luca Wadding si mossero i primi tentativi di raccogliere documentazione storica su Francesco d'Assisi, cercando di distinguere tra storia e veneranda tradizione. Un momento di svolta in questo processo arrivò nel corso del XIX secolo, quando lo storico francese Paul Sabatier avanzò la teoria che tutte le biografie francescane "ufficiali" (quelle di Tommaso da Celano e, in modo particolare, quella di Bonaventura da Bagnoregio) sarebbero irrimediabilmente compromesse dall'intenzione "politica" degli autori, mentre più fedeli al "vero Francesco" sarebbero le biografie "ufficiose". In particolare nello Speculum perfectionis, da lui riscoperto, si potrebbe rintracciare la narrazione più affidabile sul santo di Assisi. Tale posizione ha scatenato nel tempo accesi dibattiti, stimolando nel contempo un approfondimento straordinario della ricerca storica su san Francesco.

Francesco nacque nel 1181 o 1182 da Pietro Bernardone dei Moriconi e dalla nobile Pica Bourlemont, in una famiglia della borghesia emergente della città di Assisi, che, grazie all'attività di commercio in Provenza (Francia), aveva raggiunto ricchezza e benessere. Sua madre lo fece battezzare col nome di Giovanni (dal nome dell'apostolo Giovanni) nella chiesa costruita in onore del patrono della città, il martire Rufino, cattedrale dal 1036. Tuttavia il padre decise di cambiargli il nome in Francesco, insolito per quel tempo, in onore della Francia che aveva fatto la sua fortuna.

La sua casa, situata al centro della città, era provvista di un fondaco utilizzato come negozio e magazzino per lo stoccaggio e l'esposizione di quelle stoffe che il mercante si procurava con i suoi frequenti viaggi in Provenza. Pietro vendeva la sua pregiata merce in tutto il territorio del Ducato di Spoleto che comprendeva, all'epoca, anche la città di Assisi. Attualmente in corrispondenza dell'abitazione dei Bernardone, sorge la chiesa Nuova, costruita nel 1615 a spese del re Filippo III di Spagna.

Le varie agiografie del santo[3] non parlano molto a proposito della sua infanzia e della sua giovinezza: è comunque ragionevole ritenere che egli fosse stato indirizzato dal padre a prendere il suo posto negli affari della famiglia.

Dopo la scuola presso i canonici della cattedrale, che si teneva nella chiesa di San Giorgio (dove, a partire dal 1257, venne costruita l'attuale basilica di Santa Chiara) a 14 anni Francesco si dedicò a pieno titolo all'attività del commercio. Egli trascorreva la sua giovinezza tra le liete brigate degli aristocratici assisani e la cura degli affari paterni.

Nel 1054 si ha memoria di una guerra che contrappose Assisi a Perugia: tra le due città esisteva una rivalità irriducibile, che si protrasse per secoli. L'odio aumentò con il fatto che Perugia si schierò con i guelfi, mentre Assisi parteggiò per la fazione ghibellina. Non fu una scelta felice, quella degli assisani in quanto, nel 1202, subirono una cocente sconfitta a Collestrada vicino a Perugia.

Anche Francesco, come gli altri giovani, andò in guerra; venne catturato e rinchiuso in carcere. L'esperienza della guerra e della prigionia lo sconvolsero a tal punto da indurlo ad un totale ripensamento della sua vita. Fu in questo periodo che iniziò un cammino di conversione, che col tempo lo portò «a vivere nella gioia di poter custodire Gesù Cristo nell'intimità del cuore»[4].

La guerra terminò nel 1203 e Francesco, gravemente malato, dopo un anno di prigionia ottenne la libertà grazie ad un trattato sui prigionieri di guerra che, in caso di malattia, ne imponeva la liberazione dietro il pagamento di un riscatto, incombenza a cui provvide il padre.

Tornato a casa, Francesco recuperò gradatamente la salute trascorrendo molte ore tra i possedimenti del padre. Secondo Celano furono questi luoghi appartati che contribuirono a risvegliare in lui un assoluto e totale amore per la natura, che vedeva come opera mirabile di Dio[5].

La conversione

Sogno delle armi, Assisi, Basilica Superiore

Sogno delle armi, Assisi, Basilica Superiore

« Alto e Glorioso Dio,
illumina le tenebre del cuore mio...
»

(Preghiera di san Francesco davanti al Crocifisso di San Damiano)

Da un punto di vista storico le circostanze della conversione di san Francesco non sono state chiarite e si hanno notizie solo attraverso le agiografie. Pare che abbia giocato un ruolo la sua volontà frustrata di farsi cavaliere e di partire per la crociata, ma soprattutto un crescente senso di compassione che gli ispiravano i deboli, i reietti, gli ammalati, gli emarginati: questa compassione si sarebbe trasformata poi in una vera e propria "febbre d'amore" verso il prossimo.

Nel 1204-1205 provò infatti a partire per la quarta crociata: si trattava di raggiungere a Lecce la corte di Gualtieri III di Brienne, per poi muovere con gli altri cavalieri alla volta di Gerusalemme. Partecipare come cavaliere ad una crociata era a quel tempo considerato uno dei massimi onori per i cristiani d'Occidente. Tuttavia, giunto a Spoleto, si ammalò nuovamente. Avrebbe raccontato in seguito di essere stato persuaso da due rivelazioni notturne[6]: nella prima egli scorse un castello pieno d'armi, ed udì una voce promettergli che tutto quello sarebbe stato suo. Nella seconda sentì nuovamente la stessa voce chiedergli se gli fosse stato «più utile seguire il servo o il padrone»: alla risposta: «Il padrone», la voce rispose:

« Allora perché hai abbandonato il padrone, per seguire il servo? »

Dopo questo sogno, Francesco rinunciò al proprio progetto e tornò ad Assisi. Da allora egli non fu più lo stesso uomo. Si ritirava molto spesso in luoghi solitari a pregare.[senza fonte] Un giorno a Roma, dove venne mandato dal padre a vendere una partita di merce, non solo distribuì il denaro ricavato ai poveri, ma scambiò le sue vesti con un mendicante e si mise a chiedere l'elemosina davanti alla porta di San Pietro. [senza fonte]

Anche il suo atteggiamento nei confronti delle altre persone mutò radicalmente: un giorno incontrò un lebbroso e, oltre a dargli l'elemosina, lo abbracciò e lo baciò. Come racconterà lo stesso Francesco, prima di quel giorno non poteva sopportare nemmeno la vista di un lebbroso: dopo questo episodio, scrisse che

« ciò che mi sembrava amaro, mi fu cambiato in dolcezza d'anima e di corpo »

(dal Testamento di san Francesco, 1226)

Ma è nel 1205 che avvenne l'episodio più importante della sua conversione: mentre pregava nella chiesa di San Damiano, raccontò di aver sentito parlare il Crocifisso, che per tre volte gli disse: «Francesco, va' e ripara la mia casa che, come vedi, è tutta in rovina».

Dopo quell'episodio, le "stranezze" del giovane si fecero ancora più frequenti: Francesco fece incetta di stoffe nel negozio del padre e andò a Foligno a venderle, vendette anche il cavallo, tornò a casa a piedi e offrì il denaro ricavato al sacerdote di San Damiano perché riparasse quella chiesina. Pietro di Bernardone diventò furente; molti ad Assisi furono solidali con quel padre che vedeva tradite le proprie aspettative: Francesco nella sua eccessiva generosità poteva essere interpretato come uno che dava sintomi di squilibrio mentale e così sicuramente lo intese il padre.

Il processo davanti al vescovo

Giotto, San Francesco rinuncia alle vesti, Basilica Superiore di Assisi

Giotto, San Francesco rinuncia alle vesti, Basilica Superiore di Assisi

Pietro cercò, all'inizio, di segregare Francesco per nasconderlo alla gente. Poi, vista la sua impotenza di fronte all'irriducibile "testardaggine" del figlio, decise di denunciarlo ai consoli per interdirlo e diseredarlo, non tanto per il danno economico subito, quanto piuttosto con la segreta speranza che, sotto la pressione della pena del bando dalla città, il ragazzo cambiasse atteggiamento.

Il giovane, però, si appellò ad un'altra autorità: fece ricorso al vescovo. Il processo si svolse così nel mese di gennaio (o febbraio) del 1206, all'aperto, sulla piazza di Santa Maria Maggiore, davanti al palazzo del vescovo; «tutta Assisi»[7] fu presente al giudizio.

Francesco, non appena il padre finì di parlare,

« non sopportò indugi o esitazioni, non aspettò né fece parole; ma immediatamente, depose tutti i vestiti e li restituì al padre [...] e si denudò totalmente davanti a tutti dicendo al padre: "Finora ho chiamato te, mio padre sulla terra; d'ora in poi posso dire con tutta sicurezza: Padre nostro che sei nei cieli, perché in lui ho riposto ogni mio tesoro e ho collocato tutta la mia fiducia e la mia speranza". »

Francesco diede così inizio ad un nuovo percorso di vita. Il vescovo Guido lo coprì pudicamente agli sguardi della folla (pur non comprendendo a pieno quel gesto plateale). Con quest'atto di manifesta protezione si volle leggere l'accoglienza di Francesco nella Chiesa.

Da uomo nuovo Francesco cominciò il suo viaggio: nell'inverno 1206 partì per Gubbio, dove il giovane aveva da sempre diversi amici, tra cui Federico Spadalonga, che lo accolse benevolmente. Qui egli, «amante di ogni forma di umiltà, si trasferì presso i lebbrosi restando con loro e servendo a loro tutti con somma cura.» Si trattava del lebbrosario intitolato a san Lazzaro di Betania, e nel suo Testamento disse chiaramente che la vera svolta verso la piena conversione ebbe inizio per lui quando si era accostato a queste persone. Francesco non vi ebbe mai una fissa dimora: solamente diversi anni più tardi (nel 1213) il beato Villano, vescovo di Gubbio e benedettino dell'abbazia di San Pietro, concesse ai frati di stabilire una loro sede nell'antica Santa Maria della Vittoria, che la tradizione indica come il luogo in cui Francesco ammansì il lupo.

I primi compagni e la predicazione

Porziuncola

Porziuncola

Arrivata l'estate e placatosi lo scandalo sollevato dalla rinuncia dei beni paterni, Francesco ritornò ad Assisi. Per un certo periodo se ne stette solo, impegnato a riparare alcune chiese in rovina, come quella di San Pietro (al tempo, fuori le mura), la Porziuncola a Santa Maria degli Angeli e San Damiano.

I primi anni della conversione furono caratterizzati dalla preghiera, dal servizio ai lebbrosi, dal lavoro manuale e dall'elemosina. Francesco scelse di vivere nella povertà volontaria, ispirandosi all'esempio di Cristo, lanciando un messaggio opposto alla società duecentesca dalla facili ricchezze. Francesco rinunciò alle attrattive mondane, vivendo gioiosamente come un ignorante, un "pazzo" ovvero un "giullare", dimostrando come la sua obiezione ai valori fondanti della società di allora potesse generare una perfetta letizia. In questo senso il suo esempio aveva un che di sovversivo rispetto alla mentalità del tempo.

Il 24 febbraio 1208, giorno di san Mattia, dopo aver ascoltato il passo del Vangelo secondo Matteo nella chiesa di San Nicolò ad Assisi, Francesco sentì fermamente di dover portare la Parola di Dio per le strade del mondo[8]. Iniziò così la sua predicazione, dapprima nei dintorni di Assisi. Ben presto altre persone si aggregarono a lui e, con le prime adesioni, si formò il primo nucleo della comunità di frati. Il primo di essi fu Bernardo di Quintavalle, suo amico d'infanzia. Tra gli altri si ricordano Pietro Cattani, Filippo Longo di Atri, frate Egidio, frate Leone, frate Masseo, frate Elia Bombarone, frate Ginepro. Insieme ai suoi compagni, Francesco iniziò a portare le sue predicazioni fuori dall'Umbria.

Nel 1209, quando Francesco ebbe raccolto intorno a sé dodici compagni, si recò a Roma per ottenere l'autorizzazione della regola di vita, per sé e per i suoi frati, da parte di papa Innocenzo III. Dopo alcune esitazioni iniziali[9], il Pontefice concesse a Francesco la propria approvazione orale per il suo «Ordo fratum minorum»: a differenza degli altri ordini pauperistici, Francesco non contestava l'autorità della Chiesa, ma la considerava come "madre", e le offriva sincera obbedienza. Francesco era la personalità ideale per Innocenzo, che poteva finalmente incanalare le inquietudini e il bisogno di partecipazione dei ceti più umili nel seno della Chiesa, senza porsi come antagonista ad essa scivolando nell'eresia.

Del testo presentato al Papa non ci è rimasta traccia. Gli studiosi pensano, tuttavia, che esso consistesse principalmente in brani tratti dal Vangelo, che col passare degli anni, insieme ad alcune aggiunte, confluirono a formare la «Regola non bollata», che Francesco scrisse alla Porziuncola nel 1221.

Di ritorno da Roma, i frati si installarono in un "tugurio" presso Rivotorto, sulla strada verso Foligno, luogo scelto perché vicino ad un ospedale di lebbrosi. Tale posto tuttavia era umido e malsano, e i frati dovettero abbandonarlo l'anno successivo, stabilendosi presso la piccola badia di Santa Maria degli Angeli, sulla pianura del Tescio, in località Porziuncola. Abbandonata in mezzo al bosco di cerri, venne concessa a Francesco e ai suoi frati dall'Abate di San Benedetto del Subasio[10].

Questa nuova «forma di vita» attirò anche le donne: la prima fu Chiara Scifi, figlia del nobile assisiate Favarone di Offreduccio. Nella notte della Domenica delle Palme del 1211 (o del 1212), a Santa Maria degli Angeli, chiese a Francesco di poter entrare a far parte del suo ordine, e quella stessa notte ricevette l'abito religioso dal santo. Francesco la sistemò per un po' di tempo prima presso il monastero benedettino di Bastia Umbra, poi in quello di Assisi. In seguito, quando altre ragazze (fra cui anche la sorella di Chiara, Agnese) seguirono il suo esempio, presero dimora nella chiesetta di San Damiano.

Confronto con il catarismo

Ben viva era all'epoca la vicenda dei catari, eretici che predicavano un dualismo Bene/Male portato alle estreme conseguenze. Essi avevano avuto numerosi focolai nella vicina Toscana e si erano ridotti alla clandestinità dopo la sanguinosa crociata albigese del 1209. Francesco avrebbe potuto essere scambiato per un cataro per la sua povertà e la predicazione ai ceti subalterni.

Ma Francesco e i suoi seguaci si distinguevano in molteplici aspetti: innanzitutto essi non mettevano in dubbio la gerarchia della Chiesa. Francesco stesso infatti insisteva sulla necessità che si amassero e si rispettassero i sacerdoti. Portato una volta davanti a un prete che viveva notoriamente in peccato, forse affinché cadesse in contraddizione (se egli non lo avesse denunziato si sarebbe potuto dire che era suo complice, se egli lo avesse fatto si sarebbe detto che Francesco non rispettava la gerarchia), Francesco si limitò a baciare le mani di quel sacerdote, "che toccano il corpo di Gesù Cristo".

Inoltre Francesco non si rifiutava di mangiare alcuni cibi rifiutati dai catari (come carni, latte, uova), anzi accettava tutto quello che gli veniva offerto. Infine la differenza tra l'avversione al "mondo della Materia" (il creato) dei catari e l'amore per tutte le manifestazioni di vita di Francesco non poteva essere più stridente. Lo stesso Cantico delle creature può essere letto come un perfetto trattato di teologia anti-catara[11]. Il suo amore per la natura e gli animali (come la leggendaria predica agli uccelli a Gubbio) erano superati solo dall'amore verso gli esseri umani: la pace interiore per Francesco non era una semplice serenità, ma non poteva prescindere dalla capacità di amore, di perdono e la gioia di vivere.

Crescita dell'ordine e viaggio in Egitto

Murale raffigurante san Francesco, ad Assisi

Murale raffigurante san Francesco, ad Assisi

Col tempo la fama di Francesco crebbe enormemente e crebbe notevolmente anche la schiera dei frati. Nel 1217 Francesco presiedette il primo dei capitoli generali dell'Ordine, che si tenne alla Porziuncola: questi sorsero con l'esigenza di impostare la vita comunitaria, di organizzare l'attività di preghiera, di rinsaldare l'unità interna ed esterna, di decidere nuove missioni, e si tenevano ogni due anni. Con il primo fu organizzata la grande espansione dell'ordine in Italia e furono inviate missioni in Germania, Francia e Spagna.

Nel 1219, si recò ad Ancona per imbarcarsi per l'Egitto e la Palestina: in occasione della quinta crociata voleva portare un messaggio cristiano di pace incontrandosi anche con i musulmani. Durante questo viaggio ottenne dal legato pontificio di poter incontrare lo stesso sultano ayyubide al-Malik al-Kāmil, nipote di Saladino, per potergli proclamare la Buona Novella e metter fine alle guerra fra cristiani e musulmani. Egli non riuscì tuttavia nel suo intento, ma suscitò profonda ammirazione nel sultano che lo vide come un sant'uomo e lo trattò con rispetto: dopo aver offerto invano a Francesco numerose ricchezze, lo lasciò tornare incolume all'accampamento dei crociati. [12][13]. Nell'agiografia Francesco subì anche la prova del fuoco, raffigurata in numerosi cicli dipinti.

La pacifica rivoluzione che il nuovo Ordine stava compiendo cominciò ad essere palese a tutti. Iniziarono però anche i primi problemi: Francesco temeva che, ingrandendosi senza controllo, la fraternità dei Minori deviasse dai propositi iniziali[14]. Per dare l'esempio e per potersi dedicare completamente alla sua missione, nel 1220 Francesco rinunciò al governo dell'Ordine in favore dell'amico e seguace Pietro Cattani, che però morì l'anno seguente. Al successivo Capitolo Generale (detto «delle Stuoie», giugno 1221) venne scelto come vicario frate Elia.

Nel 1223, con la bolla «Solet annuere», papa Onorio III approvò definitivamente la «Regola seconda» (che rispetto alla prima è più corta e contiene meno citazioni evangeliche), che fu redatta con l'aiuto del cardinale Ugolino d'Ostia (il futuro papa Gregorio IX). La doppia stesura della regola a distanza ravvicinata testimonia un ripensamento a fronte di difficoltà nel progetto; egli, pur non condannando in sé né la ricchezza, né la sapienza, né il potere, si rendeva conto che i frati che liberamente avevano deciso di seguirlo e di seguire la sua regola di vita stavano diventando colti e accettavano doni e ricchezze (anche se formalmente questi erano incamerati dalla Santa Sede). Non è difficile immaginare che qualcuno, magari usando la scusa di poter meglio servire il prossimo, avesse richiesto più volte una limatura della regola del 1221 e alla fine Francesco cedette, pretendendo però questa volta una fedeltà assoluta, accettandola "senza commento", cioè senza interpretazioni.

Durante la notte di Natale del 1223, a Greccio (in provincia di Rieti, sulla strada che da Stroncone prosegue verso il reatino), Francesco rievocò la nascita di Gesù, facendo una rappresentazione vivente di quell'evento. Secondo le agiografie, durante la Messa, sarebbe apparso nella culla un bambino in carne ed ossa, che Francesco prese in braccio[15]. Da questo episodio ebbe origine la tradizione del presepe[16].

Oltre alla vita attiva Francesco, forse ammalato, sentiva continuamente l'esigenza di ritirarsi in posti solitari per ritemprarsi e pregare (come, ad esempio, l'Eremo delle carceri di Assisi, sulle pendici del monte Subasio; l'Isola Maggiore sul lago Trasimeno; l'Eremo delle Celle a Cortona). Tali posti offrivano al frate il silenzio e la pace che gli consentivano una più intima preghiera.

Le stigmate

Francesco riceve le stigmate (V. Foppa)

Francesco riceve le stigmate (V. Foppa)

« Nel crudo sasso intra Tevere ed Arno
da Cristo prese l'ultimo sigillo
che le sue membra due anni portarno. »

(Dante Alighieri, Divina Commedia, Paradiso, canto XI, vv. 106-108)

Secondo le agiografie, il 17 settembre 1224, due anni prima della morte, mentre si trovava a pregare sul monte della Verna (luogo su cui in futuro sorgerà l'omonimo santuario), Francesco avrebbe avuto una visione, al termine della quale gli sarebbero comparse le stigmate: «sulle mani e sui piedi presenta delle ferite e delle escrescenze carnose, che ricordano dei chiodi e dai quali sanguina spesso». Tali agiografie raccontano inoltre che sul fianco destro aveva una ferita, come quella di un colpo di lancia. Fino alla sua morte, comunque, Francesco cercò sempre di tenere nascoste queste sue ferite.

Nell'iconografia tradizionale successiva alla sua morte, Francesco è stato sempre raffigurato con i segni delle stimmate. Per questa caratteristica Francesco è stato definito anche «alter Christus». La condivisione fisica delle pene di Cristo offriva un nuovo volto al cristianesimo, partecipe non più solo del trionfo, simbolizzato dal Cristo in gloria.

Ultimi anni di vita e la morte

La tomba di Francesco ad Assisi

La tomba di Francesco ad Assisi

Negli anni seguenti Francesco fu sempre più segnato da molte malattie (soffriva infatti di disturbi al fegato ed alla vista). Varie volte gli furono tentati degli interventi medici per lenirgli le sofferenze, ma inutilmente. Nel giugno 1226, mentre si trovava alle Celle di Cortona, dopo una notte molto tormentata dettò il "Testamento", che vorrebbe fosse sempre legato alla "Regola", in cui esorta l'ordine a non allontanarsi dallo spirito originario.

Nel settembre 1226 Francesco si trovava ad Assisi, nel palazzo del vescovo, dove era stato portato per essere meglio curato. Egli però chiese ed ottenne di voler tornare a morire nel suo "luogo santo" preferito: la Porziuncola. Qui la morte lo colse la sera del 3 ottobre[17].

Il suo corpo, dopo aver attraversato Assisi ed essere stato portato perfino in San Damiano, per essere mostrato un'ultima volta a Chiara ed alle sue consorelle, venne sepolto nella chiesa di San Giorgio. Da qui la sua salma venne trasferita nell'attuale basilica nel 1230 (quattro anni dopo la sua morte, due anni dopo la canonizzazione).

« Laudate et benedicite mi Signore,
et rengratiatelo et serviatelo cun grande humilitate. »

(Cantico delle creature)

Spiritualità francescana

Guido Reni, San Francesco in estasi, XVII secolo, olio su tela

Guido Reni, San Francesco in estasi, XVII secolo, olio su tela

Il francescanesimo si inserisce in quel vasto movimento pauperistico del XIII secolo, in uno spirito di riforma volto contro la corruzione dei costumi degli ecclesiastici del tempo, troppo coinvolti negli interessi materiali e politici, nella sanguinosa Lotta alle investiture. A questo si deve aggiungere la fioritura del comune: la nascita delle ricche città stato, se da una parte arricchì una parte del popolo, determinò la formazione di quei ricchi ceti mercantili, il cosiddetto popolo grasso, che acquistava potere a scapito della vecchia nobiltà feudale, facendo della vita metropolitana il centro della civiltà, pur lasciandovi dentro larghissime fette del ceto contadino più indigente. Disuguaglianza sociale feroce, ma anche crisi dell'assetto sociale medievale che dovette coinvolgere Francesco in prima persona mentre esercitava la professione di mercante.

"Povertà", "obbedienza" e "castità" sono aspetti fondamentali della vita di Francesco e dei suoi discepoli. Dopo un primo periodo passato in solitudine, Francesco iniziò a vivere la propria vocazione insieme a dei compagni che volevano imitare il suo esempio. L'umiltà e l'ascetismo al quale si accompagnò l'opera del santo gli valse il nome di Imitator Christi ("Imitatore di Cristo"): da qui inizia l'esperienza della "fraternità", nella quale ciascun membro è dunque un imitator Francisci ("Imitatore di Francesco"), e dunque un imitator Christi. Secondo la regola dettata da Francesco, la vita comunitaria deve cercare di conformarsi a questi principi:

  1. Fraternità: i frati non devono vivere soli, ma devono prendersi cura dei propri fratelli (e in generale di tutti) con amore e dedizione. La stessa cura si estende incondizionatamente non solo alle creature umane, ma a tutto il creato in quanto opera di Dio e dunque sacro, vivendo in questo modo la fraternità universale.
  2. Umiltà: porsi al di sotto di tutto e di tutti, al servizio dell'ultimo per essere davvero al servizio di Dio, liberarsi dai desideri terreni che allontanano l'uomo dal bene e dalla giustizia
  3. Povertà: rinuncia a possedere qualsiasi bene condividendo tutto ciò che ci è dato con i tutti i fratelli, partendo dai più bisognosi.

Alla preghiera e alla meditazione, la Regola francescana aggiunge lo "spirito missionario", in conformità ai precetti evangelici, assumendo una condotta completamente diversa rispetto alla norma seguita fino ad allora. È chiaro come a San Francesco interessassero soprattutto i ceti sociali più deboli, tendesse con amore fraterno verso quel "prossimo" spesso respinto e disprezzato dalla società, cioè verso il povero, il malato, il perdente, l'ultimo.

Francesco vuole essere il «minore tra i minori» (umile tra gli umili). Si sostiene che egli applicò ai compagni l'appellativo minores, dato in spregio ai popolani dai ricchi, perché lui stesso voleva incarnare la figura di "uomo del popolo". Assisi e Santa Maria degli Angeli furono e sono tuttora il cuore pulsante da cui parte e a cui ritorna l'attività missionaria di questo nuovo Ordine dei minori, come da allora in poi furono chiamati tutti coloro che seguirono (e che seguono) il santo fondatore assisano. In questo modo, lo spirito di condivisione è esempio concreto della comunione dell'anima con Dio, Gesù il Cristo, testimonianza di fede e di amore cristiano.

A imitazione dei poveri e dei mendicanti, è l'aspetto itinerante dei francescani, secondo il principio di portare il proprio sostegno materiale e spirituale al prossimo andandogli incontro là dove egli si trova: applicando questa regola alla prima persona Francesco visse e scontò un incessante vagare, portandosi fino ai confini dell'Europa, sostentandosi del frutto del lavoro che gli veniva offerto per strada e dove questo non fosse possibile, attraverso l'elemosina.[18]

Aneddoti famosi

  • L'ammansimento del feroce lupo che terrorizzava la città di Gubbio, episodio che si conclude con un vero e proprio patto di pace fra il lupo e la città (il lupo depone la sua ferocia, e i cittadini si impegnano a nutrirlo ogni giorno). Pare che successivamente il paese si legò così tanto a questo animale che, quando il lupo morì, i cittadini si rattristarono profondamente.
  • A differenza di altri sermoni, le sue sono prediche semplici per gente semplice. Quando Francesco parla, rapisce la folla. Le sue parole hanno una presa incredibile. A Carnano[19], gli abitanti rimangono affascinati, a tal punto che susciterà una specie di conversione di massa: tutti infatti intendono seguirlo[20]. È in questa circostanza che Francesco pensa alla creazione del Terz'Ordine, o forse per una volontà pregressa: la stessa volontà che lo rendeva così credibile alle folle.
  • Il casato dei Baschi, ricchissimo e detentore di molti castelli, ebbe lunga fama per la sua caratteristica dei barbari odi fraterni e in generale tra parenti. Suggestivo fu l’incontro tra San Francesco e questo casato nel 1217 o 1218[21]. Mediante l’incontro che questa Famiglia ebbe con il Santo, si ricomposero le discordie nel casato Baschi. Fin dai tempi di S. Francesco, sono ricordati ambedue i centri della potenza dei Baschi: il castello delle Teverina e quello di Carnano; ma la famiglia non era ancora scissa nei due rami anche se gli eventi dimostrarono che vi fu sempre una unità formale ma una distinzione sostanziale[22]. San Francesco, probabilmente in un suo viaggio a Roma, transitando per quelle montagne, oppure rinunciando ad un viaggio a Parigi[23] decise di andarli a trovare e giunse sino al Castello di Carnano e poi a quello della Teverina, dove vi esercitò appunto la sua missione di pace e di amore, ricomponendo gli odi di quei Signori. Fu proprio Bonconte uno dei figli di Ugolino, che aveva ascoltato Frate Francesco ad Alviano, durante il suo viaggio verso Roma, a proporre la mediazione per la ricomposizione della lite. I tre fratelli, Ugolino, Ranieri e Bonconte dopo la pacificazione dimostrarono la loro riconoscenza a frate Francesco, donandogli un vetusto fabbricato (un piccolo fortilizio di vedetta), un “locus”, con del terreno adiacente, presso la riva sinistra del Tevere. Lì san Francesco v’iniziò la costruzione del Romitorio-Convento di Pantanelli (che fu ultimato dopo la morte del Santo). Nel convento vi dimorò dopo la prigionia anche Jacopone da Todi nel quale vi avrebbe composto lo Stabat Mater e altre “Laudi”; e qualche tempo dopo vi soggiornò anche S. Bernardino da Siena[24]. Bonconte rimase profondamente turbato dalla rissosità dei suoi fratelli, dalle generale asprezza della sua famiglia e dei suoi parenti per accaparrarsi i beni patrimoniali e soprattutto rimase colpito dal Poverello che riuscì a sedare la sanguinosa lite, tanto che si convertì seguendo le orme di Francesco. Bonconte de’ Baschi divenne infatti Frate Rizziero e vestì l’abito dei postulanti, e dal 1221 al 1224 fu scelto per accompagnare come “guardiano” l’ormai malato Francesco d’Assisi. I due vissero fianco a fianco a S.Maria degli Angeli nell’Eremo di Fonte Colombo a Greccio (Ri). Poi Rizziero lasciò Francesco per ritirarsi nella Comunità di Rieti e prepararsi a ricevere l’ordine sacro. Si ritrovarono qualche tempo dopo ad Assisi per l’ultimo abbraccio.
  • Uno degli episodi più famosi dei Fioretti, la predica agli uccelli, avviene proprio in questi luoghi. Più che la cronaca di un avvenimento, le agiografie descrivono un passo di vera poesia:

« E passando oltre con quello fervore, levò gli occhi e vide alquanti arbori allato alla via, in su' quali era quasi infinita moltitudine d'uccelli. E entrò nel campo e cominciò a predicare alli uccelli ch'erano in terra; e subitamente quelli ch'erano in su gli arbori se ne vennono a lui insieme tutti quanti e stettono fermi, mentre che santo Francesco compié di predicare (...) Finalmente compiuta la predicazione, santo Francesco fece loro il segno della croce e diè loro licenza di partirsi; e allora tutti quelli uccelli si levarono in aria con maravigliosi canti, e poi secondo la croce c'aveva fatta loro santo Francesco si divisoro in quattro parti (...) e ciascuna schiera n'andava cantando maravigliosi canti »

L'Ordine francescano

Per approfondire, vedi le voci Ordine francescano e Famiglia francescana.

Statua di San Francesco al Santuario di Banchette, presso Bioglio

Statua di San Francesco
al Santuario di Banchette, presso Bioglio

Francesco d'Assisi fondò tre ordini riconosciuti dalla Chiesa cattolica esistenti tutt'oggi ed aventi Costituzioni proprie.

  • Il primo ordine è quello dei frati minori.La loro vita è ancora oggi ispirata dalla Regola bollata approvata dal papa Onorio III nel 1223. In seguito di ottocento anni di una storia molto complessa, al giorno d'oggi l'originario Ordo Minorum si divide in tre rami principali: i Frati Minori. (originati dagli Osservanti ed altre riforme, ma che comunque mantengono il sigillo dell'OFM), i Frati Minori Conventuali e i Frati Minori Cappuccini (detti un tempo Frati Minori della vita eremitica). Oltre a questi tre diramazione storiche, vi sono oggi altre fondazioni minori che si ispirano a san Francesco e alla sua Regola. Ciascuno dei tre Ordini ha la loro propria organizzazione e struttura legale, ma tutti hanno in comune san Francesco come loro "padre" e fondatore.
  • Il secondo ordine è quello delle Clarisse fondato da Chiara d'Assisi, la quale ha redatto una Regola propria. È costituito da suore di clausura ed attualmente è presente in tutto il mondo. Analogamente al primo ordine, anche le discepole di santa Chiara hanno subito un percorso storico piuttosto articolato e oggi i monasteri clariani sono raccolti in diverse "obbedienze".
  • Il terzo ordine nacque per i laici, o meglio per i secolari, cioè coloro che pur non entrando in convento, vivono nelle loro famiglie la spiritualità francescana. Oggi è chiamato Ordine Francescano Secolare (OFS). Parte integrante di esso è la Gioventù Francescana (Gi.Fra.): una associazione riconosciuta dalla Chiesa (o, come si definiscono, «fraternità») di giovani cattolici che condividono e vivono il Vangelo e il loro essere francescani nel mondo di oggi, sul posto di lavoro o nello studio. Oltre a questi, abbiamo anche il Terzo Ordine Regolare (T.O.R.), costituito - appunto - da "regolari" cioè religiosi che, nel corso della storia, sono divenuti tali a partire da fraternità di laici intenzionati a condurre una vita di consacrazione totale. Mentre nei primi secoli l'Ordine è fortemente caratterizzato da una incidenza della fraternità, nei secoli successivi sarà più la testimonianza di singoli importanti personaggi ad esprimere il valore del vivere la penitenza nel secolo. Questo non significa che l’incidenza sia minore; ne è la prova il fatto che ogni regime oppressivo fino ad oggi ha visto sempre con grande preoccupazione questa sorta di ordine "religioso" presente nel mondo.

Basti pensare anche a tempi vicini a noi, alla soppressione delle Fraternità del Terz'Ordine Francescano operata da Napoleone, alla proibizione durante il regime nazista di riunirsi in Fraternità, simile a quella vigente fino a pochi anni fa in tutti i paesi dell'Est.

Per interpretare le intenzioni di san Francesco e di adattare il suo ideale alle mutevoli realtà dei tempi, a partire dal duecento la Chiesa ha continuamente emesso documenti relativi alla vite della fraternità francescana. Questo in particoalre ad opera dei pontefici: Onorio III, Gregorio IX, Innocenzo IV, Alessandro IV, Urbano IV, Clemente IV, Martino IV, Onorio IV, Niccolò IV (1289), Celestino IV, Bonifacio VIII (1295), Leone XIII (1883), Paolo VI (1978), che approvò l'ultima regola dell'OFS, attualmente in vigore.

Il culto

La tonaca che Francesco indossava intorno al 1215

La tonaca che Francesco indossava intorno al 1215

Papa Gregorio IX lo canonizzò il 16 luglio 1228, soltanto due anni dopo la morte. Per questo motivo, il processo di canonizzazione è stato uno dei più rapidi della storia della Chiesa cattolica.

La canonizzazione di Francesco è riportata in modo molto dettagliato nella "Vita Prima" di Tommaso da Celano.

San Francesco è stato ed è tutt'oggi uno dei santi più amati dalla gente, specialmente per il suo spirito di umiltà e povertà. Nei luoghi dove ha trascorso la sua vita sono nati dei santuari, i principali dei quali sono:

  • Basilica di San Francesco ad Assisi
  • Basilica di Santa Maria degli Angeli ad Assisi, che contiene la Porziuncola e la Cappella del Transito dove egli morì
  • Eremo delle carceri, presso Assisi
  • Chiesa di San Francesco a Gubbio
  • Chiesa di Santa Maria della Vittoria - Chiesa della Vittorina - a Gubbio, detta anche Porziuncola Eugubina
  • Santuario di Greccio
  • Santuario della Verna
  • Santuario della Foresta
  • Santuario di Poggio Bustone
  • Santuario di Fonte Colombo
  • Santuario di Bevagna
  • Santuario delle Celle di Cortona

È da ricordare inoltre il Cammino di Francesco nella Valle Santa di Rieti, dove è possibile ripercorrere i luoghi degli episodi che hanno caratterizzato la vita del 'Poverello'.

Molte reliquie del Santo vengono oggi venerate in Italia e nel Mondo.

Transito

San Francesco morì nella notte tra il 3 ed il 4 ottobre 1226, giorno che adesso ricorda il Santo. Il 3 ottobre viene celebrato il "transito", ovvero un momento di preghiera teso a ricordare la morte del Serafico Padre attraverso letture tratte dalle Fonti Francescane e dalla Bibbia.

Opere

Le opere scritte da san Francesco si possono suddividere in:

  • Regole ed Esortazioni
  • Lettere
  • Lodi e Preghiere

Quasi tutti questi scritti sono stati dettati dal santo (e perciò non autografi), però la loro attribuzione non sembra essere messa in dubbio dagli studiosi.

Regole ed esortazioni

  • Regola non bollata (1221), che riprende in larga parte l'originale regola (andata perduta) che Francesco mostrò a papa Innocenzo III nel 1210. Questa regola è molto ricca di citazioni evangeliche, ed è la prima regola scritta del santo che ci è pervenuta.
  • Regola bollata (1223): riduzione in forma più concisa della precedente regola (comprende solo 12 capitoli e sono stati tagliati molti passi evangelici), venne presentata al papa Onorio III, che la approvò il 29 settembre 1223 con la bolla Solet annuere.
  • Testamento (1226): scritto probabilmente alle Celle di Cortona, preceduto dal Piccolo Testamento redatto a Siena nell'aprile 1226, in questo breve opuscolo Francesco rievoca tutta la sua vita, le cui tappe sono state vissute dal santo come un dono del Signore (è frequente infatti l'espressione: «Il Signore mi diede...»). In esso Francesco esorta i propri frati a vivere la Regola, che adesso egli lascia loro in eredità.
  • Regola di vita negli eremi (scritto tra il 1217 e il 1221)
  • Scritti alle "povere signore": i testi di queste due lettere (Forma di vita e Ultima volontà) sono ricavate dalla regola di Santa Chiara.
  • Ammonizioni: raccolgono 28 pensieri di Francesco, che secondo gli storici potrebbero essere delle conclusioni di alcune conversazioni dei capitoli celebrati dai frati. Esse trattano vari argomenti, fra cui spiccano i commenti alle Beatitudini.

Lettere

  • Lettera ai fedeli: ne esistono due recensioni. La più antica, che è anche la più breve, consta di due capitoli: Di coloro che fanno penitenza (che si avvicina molto alla forma di vita originale del santo) e Di coloro che non fanno penitenza. Nella seconda lettera, più lunga, vengono approfondite alcune tematiche della vita penitenziale.
  • Lettera a tutti i chierici (1220): in questa lettera Francesco invita tutti i consacrati a rinnovare la propria devozione verso l'Eucarestia e verso le Sacre Scritture, spinto probabilmente dall'eco del recente Concilio Lateranense IV.
  • Identiche tematiche si trovano nella Lettera ai reggitori dei popoli, nelle due Lettere ai custodi e nella Lettera a tutto l'Ordine.
  • Lettera a frate Leone, autografa di Francesco, oggi conservata in un reliquiario nel duomo di Spoleto.
  • Lettera ad un ministro (scritta tra il 1218 e il 1221)
  • Lettera a frate Antonio
  • Lettera a donna Jacopa: il testo è però di dubbia identificazione. Dalle agiografie si legge che Francesco, pochi giorni prima di morire, avesse fatto scrivere questa lettera per domandare a donna Jacoba de septem Soliis ("dei sette Sogli") di portargli una tunica, la cera per la sepoltura ed anche dei dolcetti. Prima che la lettera venisse inviata, però, lei stessa si presentò nella casa dove si trovava Francesco con tutto quanto egli aveva richiesto.

Lodi e preghiere

  • Saluto alle virtù
  • Saluto alla Beata Vergine Maria
  • Lodi di Dio Altissimo, autografo di Francesco, cui segue la Benedizione a Frate Leone, conservati nella Basilica Inferiore di San Francesco ad Assisi.
  • Cantico di Frate Sole, detto anche Cantico delle Creature, considerata l'inizio della tradizione letteraria italiana.
  • Audite, poverelle (Parole con melodia), indirizzata alle suore di San Damiano, scritta in lingua volgare. Questa opera, la cui esistenza è testimoniata dalle agiografie, è stata ritrovata solo di recente e pubblicata nel 1977.
  • Lodi per ogni ora
  • Esortazione alla lode di Dio
  • Parafrasi del Padre Nostro
  • Preghiera davanti al Crocifisso di San Damiano
  • Absorbeat
  • Della vera e perfetta letizia
  • Ufficio della Passione del Signore

In passato gli è stata attribuita anche la Preghiera semplice, ma attualmente tale attribuzione sembra essersi dimostrata impropria.

San Francesco nell'arte

Nella pittura

San Francesco e storie della sua vita, tempera su tavola, 1235, altezza 160 cm., chiesa di San Francesco, Pescia

San Francesco e storie della sua vita, tempera su tavola, 1235, altezza 160 cm., chiesa di San Francesco, Pescia

San Francesco ha ispirato numerosi pittori:

  • Bonaventura Berlinghieri, San Francesco e le sue storie, 1235 Pescia, chiesa di San Francesco (l'iconografia delle storie di Francesco viene definita per la prima volta)
  • Cimabue, nella Basilica di San Francesco d'Assisi.
  • Giotto, nella Basilica di San Francesco d'Assisi.
  • Filippo Lippi, Sette Santi; Madonna col Bambino e Santi.
  • Antoniro Colantonio, San Francesco consegna le Regole agli Ordini francescani.
  • Giovanni Bellini, San Francesco in estasi.
  • Paolo Veronese, La Madonna in gloria con i Santi.
  • Tiziano, Pala Pesaro.
  • Caravaggio, San Francesco in meditazione.
  • Guercino, San Francesco riceve le stigmate.
  • Pinacoteca Internazionale d'Arte Francescana Contemporanea "Nel Nome di Francesco".

L'esempio francescano che sottolineava la compassione verso la sofferenza di Cristo impose una nuova raffigurazione del Crocifisso: non più il Cristo triumphans, cioè trionfante (da occhi aperti e in ieratica assenza di pena), ma il Cristo patiens, cioè sofferente, col capo reclinato in una smorfia di dolore e il corpo morto, cadente. Tra gli artisti che portarono questa rappresentazione in Italia ci fu il cosiddetto Maestro bizantino del Crocifisso di Pisa, che venne poi sviluppata, su commissione dei francescani stessi, da Giunta Pisano, da Cimabue e da Giotto e i suoi seguaci.

Nel cinema e nella televisione

San Francesco ha ispirato numerosi registi:

  • 1950: film Francesco, giullare di Dio, regia di Roberto Rossellini.
  • 1951: film Francesco d'Assisi, regia di Michael Curtiz.
  • 1966: Sceneggiato televisivo Francesco d'Assisi, regia di Liliana Cavani.
  • 1972: film Fratello sole, sorella luna, regia di Franco Zeffirelli.
  • 1989: film Francesco, regia ancora di Liliana Cavani.
  • 2002: film Francesco
  • 2007: miniserie tv (2 puntate) Chiara e Francesco, regia di Fabrizio Costa

Nella musica

  • 1924: Le Laudi di San Francesco d'Assisi. Der Sonnengesang des heiligen Franziskus von Assisi Cantico delle Creature per Coro, Soli, Voci di ragazzi, Organo ed Orchestra, Op. 25, di Hermann Suter, Svizzera (Kaiserstuhl, 1870 - Basel, 1926).
  • 1972 Fratello Sole, sorella Luna colonna sonora composta da Riz Ortolani , interpretata da Claudio Baglioni e da Donovan (nella versione inglese col titolo "Brother sun, sister moon") per l'omonimo film Di Franco Zeffirelli
  • 19r75-1983: opera Saint François d'Assise, di Olivier Messiaen.
  • 1981: musical Forza Venite Gente, di Michele Paulicelli.
  • 1984: "San Francesco" dall'album musicale "Così..." di Paolo Spoladore.
  • 2000 (in occasione del Giubileo): album musicale L'infinitamente piccolo, di Angelo Branduardi.
  • 2001: "Altissimo" dall'album musicale "Unanima" di Paolo Spoladore.
  • 2006: opera lirica Francesco d'Assisi, composta da Orio Odori su libretto di Daniele Bacci.

Note

  1. Le notizie sulla vita di Francesco sono in gran parte riprese dalle prime biografie del santo (per un elenco si veda la bibliografia). Per la cronologia, si è seguita quella pubblicata su Fonti Francescane editio minor.
  2. Nell'ultima edizione delle Fonti Francescane(2004) ad una sezione è stato attribuito un titolo simile, lasciando trasparire quanto profonda sia stata la reinterpretazione teologica del Francesco della storia. Cfr. anche Raoul Manselli. Le fonti per la storia di san Francesco d'Assisi e San Francesco d'Assisi nel dibattito storiografico, in Raoul Manselli. San Francesco d'Assisi. Editio Maior. Cinisello Balsamo (MI), San Paolo, 2002, pp. 15-71.
  3. Alcune tra le principali agiografie scritte nel primo secolo dopo la morte di Francesco:
    • Tommaso da Celano: Vita Prima, Vita seconda e Trattato dei miracoli;
    • San Bonaventura da Bagnoregio: Leggenda maggiore;
    • Leggenda perugina (anonimo);
    • Leggenda dei tre compagni;
    • Fioretti di San Francesco.
  4. Tommaso da Celano, Vita prima di San Francesco d'Assisi, parte I, cap. III, FF 328
  5. Tommaso da Celano, Vita Prima di San Francesco d'Assisi, parte I, cap. II; FF 323
  6. Tommaso da Celano: Vita Seconda di San Francesco d'Assisi, parte I, cap. II, FF 586-587
  7. San Bonaventura da Bagnoregio, Leggenda maggiore, cap. II
  8. Tommaso da Celano, Vita Prima di San Francesco d'Assisi, parte I, cap. IX; FF 356
  9. Gli agiografi riportano inoltre un sogno avuto dallo stesso Papa quella notte: egli vide la Basilica del Laterano che stava per crollare, ed un uomo piccolo, povero e spregevole che la sosteneva sulle sue spalle. Questo sogno, insieme ad altri segni, convinse il Papa concedere un assenso alla regola
  10. Questa chiesetta diventerà in seguito la chiesa madre dell'Ordine francescano.
  11. Franco Cardini e Marina Montesano, Storia medievale, Firenze, Le Monnier Università, 2006. ISBN 8800204740 pag. 277
  12. Non ha alcuna credibilità la tradizione della sfida all'ordalia (pur dipinta da Giotto nel ciclo d'affreschi della Chiesa Superiore della Basilica del Santo ad Assisi) proposta da Francesco per determinare quale delle due rispettive fedi - quella sua e quella del sultano - fosse quella autentica. La personalità di Francesco rende infatti del tutto incredibile un gesto di siffatto sanguigno orientamento, mentre potrebbe meravigliare che al santo cristiano fosse comunque permesso di tentare di far proselitismo nella stessa persona di al-Malik al-Kāmil se non si ricordassero i rapporti di cavalleria instauratisi fra i capi crociati e quelli musulmani fin dal tempo di Saladino e di Riccardo Cuor di Leone nel corso della Terza Crociata, con una quasi-investitura tra l'altro a cavaliere riservata proprio ad al-Malik al-Kāmil dal re plantageneto.
  13. Questo episodio è citato anche in diverse cronache contemporanee dei crociati (in particolare: Giacomo da Vitry, Lettera del 1220 sulla presa di Damiata; Cronaca di Ernoul, cap. 27; Bernardo il Tesoriere, La conquista della Terra Santa, 1229-1230; Storia di Eraclio, 1230)
  14. Si veda al riguardo lo stesso Testamento di Francesco, in cui invitava a non allontanarsi mai dalla Regola che egli aveva scritto.
  15. Tommaso da Celano, Vita Prima di San Francesco d'Assisi, parte I, cap. XXX
  16. http://www.presepi.it/trad_reg/storia.html, oppure si veda la voce presepe
  17. il 4 ottobre secondo il computo temporale medievale, che faceva iniziare il nuovo giorno al tramonto del giorno precedente.
  18. Luigi Pellegrini, Francesco di Assisi in Enciclopedia Europea Garanti. Vol. V, pp. 17-18.
  19. molti sostengono Cannara, ma si tratta di un errore, certificato attraverso studi approfonditi dell'Archivio del Casato Baschi con il quale S. Francesco ebbe stretti rapporti, nonché analizzato per la prima volta negli anni '50 dal Prof. Marino Fioroni, ed oggi anche dal Prof. Arch. Paolo Marconi, dal Prof. Arch. Pier Luigi Venanzi
  20. Cfr.Fonti Francescane, I Fioretti, 1846
  21. (cfr. M. A. Bacci Polegri, Baschi pitt. Bor. Umbria, pag. 44 ), il Dott. Giorgio Comez, ex direttore dell’Archivio Storico di Todi, indica il 1226 (cfr. Giorgio Comez, Annuario di Baschi 1987), ma tale data è improbabile perché Bonconte seguì Francesco molto tempo prima, e invece il Caruso indica il 1212 (cfr. Pietro Caruso, Montecchio e le sue frazioni). La data esatta dovrebbe essere il 1217 anno nel quale avvenne la transazione tra Bonconte, Ranieri e Ugolino Baschi, dopo la pacificazione di S. Francesco. L’originale dell’atto si trovava nel castello di Baschi della Teverina, almeno così riporta il conte Baschi di St.Esteve (cfr. Charles Bertier De Sauvigny, Genealogie de la maison de Baschi, Lille 1885)
  22. come ci dice il Prof. Fioroni in “La Famiglia Baschi di Carnano, Todi 1958):

    « Una deplorevole scissura regnava nella potentissima famiglia dei Signori Baschi. I tre figli di Ugolino (Ugolinuccio) di Baschi, Ugolino, Bonconte e Ranieri erano in aperta lizza per questioni di interessi e secondo l’uso dei tempi ciascuno adoperavasi di trarre al suo partito la numerosa clientela de’ parenti e dei vassalli. Si prevedeva un grande spargimento di sangue, e Francesco commosso da tale avvenimento, credette nella sua carità, farsi interpositore. Andò a trovare l’uno dopo l’altro i tre fratelli nemici, e per mezzo di fervide esortazioni, e per l’irresistibile attrattiva che sempre aveva, ottenne, cosa assai difficile, che deponessero le armi »

    ((cfr. Le Monnier – Historie de St. Francois d’Assise).)

  23. (cfr. Charles Bertier De Sauvigny, Genealogie de la maison de Baschi, Lille 1885, p. 114)
  24. (Cfr. Oliger, o. c., pp. 35, 49)

Bibliografia

Agiografie contemporanee

  • Anonimo. Leggenda dei tre compagni. 1246
  • Anonimo. Leggenda perugina. 1266
  • Jacopone da Todi. Laudi (lauda LXI e LXII)
  • San Bonaventura da Bagnoregio. Leggenda maggiore, 1263
  • San Bonaventura da Bagnoregio. Leggenda minore, 1260
  • Tommaso da Celano. Vita prima di San Francesco d'Assisi, 1228
  • Tommaso da Celano. Vita seconda di San Francesco d'Assisi, 1246
  • Tommaso da Celano. Trattato dei miracoli di San Francesco d'Assisi, 1252
  • Ubertino da Casale. L'albero della vita crocifissa di Gesù, 1305

Bibliografia moderna
  • Adrian House. San Francesco d'Assisi. Newton & Compton, 2001.
  • Andrea Boni. San Francesco, fondatore e guida del suo Ordine. Edizioni Porziuncola, 2005.
  • Cesare Vaiani. La via di Francesco. Una sintesi della spiritualità francescana a partire dagli scritti di San Francesco, Edizioni Biblioteca Francescana, 2001.
  • Divo Barsotti. Questo è il mio testamento. Milano. E.B.F., 1981.
  • Felice Accrocca. Viveva ad Assisi un uomo di nome Francesco. Un'introduzione alle fonti biografiche di san Francesco. EMP, 2005.
  • Fernando Uribe. Introduzione alle fonti agiografiche di San Francesco e Santa Chiara d'Assisi, Edizioni Porziuncola, 2002.
  • Fonti Francescane editio minor (Scritti e biografie di san Francesco d'Assisi). Editrici Francescane, 1995.
  • Fonti Francescane editio maior (Scritti e biografie di san Francesco d'Assisi). Editrici Francescane, 2004.
  • Giovanni Merlo Grado. Nel nome di San Francesco. Storia dei Frati Minori e del Francescanismo sino agli inizi del XVI secolo. Editrici Francescane ER, 2003.
  • Guido Gozzano. San Francesco d'Assisi. Edizioni dell'Orso, 1997.
  • Ivan Gobry. San Francesco. Salerno Editrice, 2004.
  • Jacques Le Goff. San Francesco d'Assisi. Giuseppe Laterza e figli, 2000.
  • Maria Rosaria del Genio e Vittorio Battaglioli. Absorbeat...San Francesco d'Assisi: lodi ed esperienze mistiche. Libreria Editrice Vaticana, 2000.
  • Norberto Nguyen-Van-Khanh. Gesù Cristo nel pensiero di San Francesco, secondo i suoi scritti. Edizioni Biblioteca Francescana, 1984.
  • Arnaldo Fortini. San Francesco. Roma, Bibliotheca Fides, 1969.
  • Gemma Fortini. Francesco d'Assisi ebreo?. Roma, Carucci, 1978.
  • Piero Bargellini. San Francesco d'Assisi. Brescia, Morcelliana, 1979.
  • Raoul Manselli. San Francesco d'Assisi. Editio maior. Cinisello Balsamo (MI), San Paolo, 2002. ISBN 8821547132
  • Samuele Duranti. Preghiere di San Francesco d'Assisi. Edizioni Porziuncola, 1988.
  • Saint Francis of Assisi in Catholic Encyclopedia. (in inglese) Encyclopedia Press, 1917.
  • Alberto Castaldini.Il segno del Giusto. Francesco d'Assisi e l'ebraismo. Editore Diabasis, Collana L'albero dei limoni, 2001.
  • François-Émile Chavin de Malan, Histoire de Saint François d'Assise, 1841.
  • Abel Bonnard, Saint François d'Assise. Ernest Flammarion, Paris, 1929 Éditions du Trident, Paris, 1992. 123 p. ISBN 2-87690-088-2. Réédition ultérieure aux éditions du Trident 2005
  • Piero Ventura et Gian Paolo Ceserani, François d'Assise (avec la collaboration de Marisa Murgo Ventura ;Paris : Salvator, coll. « Les aventuriers de la foi » ; Bruxelles : Fidélité, 2005 ISBN 2-7067-0397-0 (Salvator) et ISBN 2-87356-321-4 Fidélité
  • Jean d'Ormesson, Histoire du Juif errant où l'idée de réparer l'Eglise lui est soufflée par son ami Giovanni Buttadeo (Issac).

Giovanni Miccoli, Francesco d’Assisi. Realtà e memoria di un’esperienza cristiana, Einaudi, 1991 Chiara Frugoni, Vita di un uomo: Francesco d'Assisi, Einaudi, 1995

  • Berg, Dieter: Armut und Wissenschaft. Beiträge zur Geschichte des Studienwesens der Bettelorden im 13. Jahrhundert, Düsseldorf: Schwann 1977.
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  • Feld, Helmut: Franziskus von Assisi und seine Bewegung, Darmstadt: Wissenschaftliche Buchgesellschaft 1994. ISBN 3-534-03087-7
  • Fiederlein, Friedrich Martin: „Franz von Assisi. Seine Zeit, sein Leben, seine Wirkung“ In: Notizblock Nr. 8 / Mai 1991 (Hrsg.: Bischöfliches Schulamt der Diözese Rottenburg-Stuttgart, Abt.I)
  • Grundmann, Herbert: Religiöse Bewegungen im Mittelalter. Untersuchungen über die geschichtlichen Zusammenhänge zwischen der Ketzerei, den Bettelorden und der religiösen Frauenbewegung im 12. und 13. Jahrhundert und über die geschichtlichen Grundlagen der deutschen Mystik, 4. Aufl., Darmstadt: Wissenschaftliche Buchgesellschaft 1977.
  • Jungclaussen, Emmanuel: Den Fußspuren Christi folgen (restigia Christi sequi). Der geistliche Weg Franz von Assisis. Schwarzach/Main: Auditorium [1997] (MC oder CD). ISBN 3-8302-0581-3
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  • Feld, Helmut: Franziskus von Assisi, München: Beck 2001. ISBN 3-406-44770-8
  • Holl, Adolf: Der letzte Christ, Stuttgart: Deutsche Verlags-Anstalt 1979. ISBN 3-421-01924-X
  • Sabatier, Paul ; Renner, Frumentius: Leben des heiligen Franz von Assisi. Redigierter, gekürzter Nachdruck der Ausgabe Zürich, Rascher, 1919. Sankt Ottilien: EOS-Verlag 1979. ISBN 3-88096-072-0 [Sabatiers Buch Vie de Saint François d'Assise, dessen Erstausgabe 1894 in Paris erschien, gilt als eines der einflussreichsten neuzeitlichen Bücher über Franz von Assisi, es wird auf Deutsch derzeit aber nur noch in dieser korrigierten und von katholischer Seite gekürzten Ausgabe verlegt.]

Tratto da Wikipedia l'enciclopedia libera

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